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al testo di Antonio Aiello
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Aura è stata ospite in casa mia!
Ero tanto ansioso di farla conoscere a Rosaura, mia moglie, allora dolce e radiosa senza posa, che, uscita di casa, tardava a rientrare.
Con l’ospite rievocammo il comune passato con diletto incantato e le ore danzarono veloci. Giunse la sera senza il ritorno agognato, e tuttavia noi due ci mettemmo a letto: Aura fu tutta sussurri deliziosi, squillanti simpatie e sensuali gentilezze, io: dolci assedi… Poi uscii a cercare Rosaura, soprattutto nei dintorni della stazione -dove era la mia casa d'un tempo- in realtà dimora dei miei genitori. La notte era fredda e fosca e non mancava gente losca; di Rosaura neppure l'accenno... Chiesi di lei a mia madre: da qualche giorno non ne aveva traccia... mi sentii raggelare, ma dopo averla ascoltata nacque un caldo mattino... subito, però, seguito da una notte più arcigna… Dal mio balcone scorsi un gigante tozzo, un po’ fanciullo, dall’aspetto trasandato, che mi scrutava dall’alto di un loggiato. L’angoscia si fece lancinante… ma, all’istante, fui inondato da un mattino vellutato. Ed eccomi di nuovo in casa, con Rosaura accanto, come se non fosse mai mancata... Se ne stava, a letto, tra me e Aura. Gliela presentai, ma si risentì, salutandola con asprezza. Allora l’ospite si irrigidì ricoprendosi di lentiggini, e poi tanto appassì che si dissolse.
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